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Nel pieno della scelta democratica oltre 33 milioni di
britannici sono andati alle urne e un’affluenza del 72,2 per cento ha decretato con
percentuale del 51,09 % che la Gran Bretagnadeve lasciare (leave) l’Unione Europa. Cosa significava fare parte dell’Unione? l’obiettivo di promuovere
innanzitutto la cooperazione economica partendo dal principio che il commercio
produce un’interdipendenza tra i paesi che riduce i rischi di conflitti. Solo per darci alcuni spunti di riflessione è
importante ricordarsi che l'Unione ha
competenza esclusiva sull’unione doganale, sulle regole di concorrenza
(regolazione dei mercati), la politica monetaria, la conservazione delle
risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca e non
ultima la politica commerciale con gli Stati Internazionali. Detto questo il
dibattito sulla brexit e le proiezioni nonché report sugli effetti di questo
cd. divorzio consensuale fa temere che le aliquote basse sui
redditi delle società, ora al 20%, potrebbero non bastare più a rendere
conveniente il fisco britannico. L'uscita dall'Ue del Regno Unito pone il Paese
fuori dalle regole europee, che prevedono meccanismi di semplificazione
burocratica sull'Iva e, per le multinazionali, un alleggerimento del prelievo
per le royalties e per i dividendi. Il Regno Unito è un Paese che, pur non
essendo certamente paragonabile ad un paradiso fiscale, applica comunque una
fiscalità privilegiata, in particolare per le grandi multinazionali e per la
finanza. Ma fino ad oggi il Paese, rientrando nell'Ue, applica le direttive
europee. Il caso più vistoso è la normativa sulle società ''madri-figlie'' che
ora prevede l'esenzione delle società madri e consente, in sostanza, di non
pagare la ritenuta fiscale se la società figlia distribuisce il dividendo nel
Regno Unito.
Lo stesso vale per l'esenzione da ritenuta su interessi e
royalties. Presto potrebbe invece scattare una trattenuta di almeno il 5% sui
dividendi, all'8% sulle royalties e al 10% sugli interessi così come previsto
dalla convenzione tra Italia e la Gran Bretagna. Ma non basta. Perdono il
regime di ''neutralità'' le operazioni di riorganizzazione aziendale, come le
fusioni. Chiaro che sarà necessario riavviare un confronto per una nuova
convenzione fiscale tra i due Paesi, ma i tempi potrebbero essere lunghi. Nel frattempo
l'impatto c'è anche sul fronte degli adempimenti, ad esempio in campo Iva, che
è l'imposta comunitaria per eccellenza. Oggi esportazioni e importazioni
seguono regole europee, con l' autofatturazione prevista per gli acquisti
intracomunitari e la tassazione al consumo come se non ci fossero confini. In
futuro le merci dovranno essere dichiarate in bolletta doganale, come se fosse
una cessione extra-Ue. L'impatto c'e' anche per le tasse sul fronte della
finanza. Il prestito da parte di una banca inglese, ad esempio, fino ad oggi
non paga la ritenuta prevista per legge (il 12,5%). Ma è un privilegio
riservato solo agli stati dell'Ue e - dopo la scelta del referendum - è chiaro
che non sarà più così. Quindi?
A noi sembra ci sia poco da esultare. Questo è
il risultato di un uso irresponsabile del voto. Il referendum è stato convocato
per ragioni di politica interna. Si è chiesto il pronunciamento diretto dell’elettorato
per sopravvivere agli attacchi interni degli euroscettici di Nigel Farage. L’unico
a non capire che per far cadere Cameron era necessario schierarsi all’opposizione,
è stato proprio David Cameron. Ma l’uso
del voto è stato irresponsabile anche da parte degli elettori che hanno
rinunciato al senso critico. Gli elettori inglesi hanno votato contro gli
immigrati, contro la globalizzazione, contro le élite, contro i burocrati e per
l’impero. Sembra, inoltre, che sia del tutto assente un piano dopo-Brexit ( se
escludiamo il milione di firme raccolte per rientrare nell’UE). Purtroppo o per
fortuna è la democrazia rappresentativa a garantire competenza e mediazione in
alcune materie. Quando il tema è complicato, per sua stessa natura, sarebbe
meglio dedicare maggior tempo allo studio per prendere decisioni informate e
consapevoli, altrimenti diventa circonvenzione d’incapace. Facciamo un esempio:
“Volete voi pagare le tasse?”