domenica 31 gennaio 2016

Con le dovute grazie




Anche senza essere Raymond Carver, tutti dobbiamo trovare le parole giuste per comunicare quello che vogliamo dire ed ogni strumento deve avere il suo linguaggio. Scrivere un discorso è diverso da scrivere una brochure. Scrivere il bilancio annuale della società è diverso da scrivere una presentazione o un documento tecnico. E lo stile della scrittura? Ebbene sì, anche questa è una forma di comunicazione ed una ricerca di attenzione che richiede l’adeguata forma per favorire la persuasione. D’altro canto (già lo sappiamo), Lord Chesterfield affermava che lo stile è l’abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito come un uomo ben vestito, si presenta molto meglio. Lo sappiamo bene, noi avvocati, e tra noi, meglio lo sanno, i civilisti per i quali i biglietto da visita che presentano al giudice è proprio l’atto giudiziale con cui introducono una causa. A tal proposito attraverso una breve ricerca su internet ho scoperto che un nostro collega civilista di Los Angeles, Matthew Butterick, ha realizzato un sito dal titolo Typography for Lawyers con lo scopo di insegnare agli avvocati ad adottare i giusti accorgimenti tipografici nella stesura degli atti. Ora i tempi sono maturi anche per noi avvocati italiani e la presentazione visiva dei testi mi è sembrato un argomento interessante ed affascinante. Secondo l’avv. Butterick uno stile tipografico di un documento legale — dalla scelta dei font all’impaginazione — può risultare esteticamente più gradevole, più chiaro ed, anche, più persuasivo. Afferma, infatti, che scrivere un’intera memoria difensiva, ad es., con font Times New Roman a dimensione 12, equivale a discutere oralmente una causa davanti al giudice, stando immobili, con gli occhi bassi, fissi sul foglio, leggendo con voce monotona, finendo così inevitabilmente per perdere l’attenzione del giudice. Così come presentare uno scritto poco curato corrisponderebbe a presentarsi in udienza senza essersi fatti una doccia, lavati i denti, pettinati i capelli e con le scarpe sporche. Vi sono due tipi di font di caratteri: monospazio e proporzionali
I primi sono caratterizzati dal fatto di avere tutti i caratteri della stessa larghezza mentre i secondi hanno caratteri di larghezza variabile. I caratteri proporzionali sono generalmente considerati più attraenti e più facili da leggere. I font monospazio sono più difficili da leggere ed occupano più spazio orizzontalmente. Un tipico esempio di carattere monospazio è il Courier. Bisogna poi distinguere tra font con le grazie (o a bastoni) e quelli senza. I primi sono quelli i cui caratteri possiedono alle estremità degli allungamenti ortogonali, detti appunto grazie, mentre i secondi ne sono privi. I font con grazie sono considerati preferibili perché più gradevoli esteticamente e di più facile lettura. Un tipico esempio di font con le grazie è il Times New Roman. Esempio di font senza grazie e invece Arial. Tra i font di sistema già inseriri per default nel prorpio sistema operativo i più comuni e considerati i migliori sono: Baskerville, Bell, Calisto, Century Schoolbook, Franklin Gothic, Garamond, Gill Sans, Goudy Old Style, High Tower Test, Hoefler Text, Optima, Perpetua. 
Fra i font a pagamento, invece, per gli scritti legali si consigliano: Sabon (per gli atti), Stempel Garamond (per la corrispondenza), Lyon Text, Miller, Minion, Williams Caslon, Mercury. 
Scelto il carattere sembrano opportuni ulteriori suggerimenti sulla formattazione del testo e sulla distribuzione dei paragrafi. 
Andrebbe, inoltre, evitato l’uso della sottolineatura per favorire l’utilizzo del grassetto (il corsivo, noi, in Italia, lo utilizziamo prevalentemente per le citazioni, tipicamente della giurisprudenza), dovendo servire a mettere in evidenza un concetto, se si mette in evidenza tutto (o troppo) è come non mettere in evidenza niente, dovendo limitarsi a mettere in grassetto solo le parole o piccole frasi più significative del periodo. Un’alternativa all’uso del grassetto, per evidenziare una parte del testo, può essere l’uso del maiuscoletto che è come il maiuscolo ma con l’altezza del minuscolo. Il testo centrato dovrebbe essere utilizzato per i titoli delle varie sezioni dello scritto difensivo (come “PREMESSE”, “FATTO E DIRITTO”, “CONCLUSIONI”, ecc.) mentre non andrebbe usato, ad es., per i titoli dei vari motivi/punti dello scritto difensivo. Nemmeno eventuali tabelle presenti nel documento andrebbero centrate ma andrebbero, invece, lasciate allineate a sinistra. Si ritiene che sia meglio giustificare il testo da al documento un aspetto più chiaro e formale usando la sillabazione per evitare tronchi nell’andare a capo riga. 
Andrebbe limitato al massimo l’uso di testo scritto tutto maiuscolo che risulta anche più faticoso da leggere perché rende più omogenee le forme rispetto al minuscolo. L’uso del maiuscolo è dunque consentito solo per brevi titoli (meno di una riga). Inoltre, non è necessario, come spesso si vede fare negli atti difensivi, mettere i nomi delle parti o i termini chiave tutti in maiuscolo (o peggio in maiuscolo e grassetto). Dunque andrà scritto “Tizio Tizi” e non “TIZIO TIZI”. Viene inoltre consigliato di mettere uno spazio tra le lettere per rendere più leggibile il testo scritto in maiuscolo (es. T R I B U N A L E D I V E R O N A anziché TRIBUNALE DI VERONA). Per quanto concerne gli elenchi numerati, si sconsiglia l’utilizzo sia dei numeri romani — sia maiuscoli (I, II, III) che minuscoli (i, ii, iii) perché difficili da leggere e “decifrare” e perché confondibili tra loro — sia delle lettere, maiuscole (A, B, C) o minuscole (a, b, c). Si consiglia, invece, di usare più livelli di numeri:
 

1. primo punto primo livello
    1.1 primo punto secondo livello
       1.2 secondo punto secondo livello
       1.2.1 primo punto terzo livello
          2.2.2 secondo punto terzo livello
    1.3 terzo punto secondo livello
2. secondo punto primo livello
 
Dalla carta stampata al web le questioni sono le stesse, ci troviamo però di fronte ad alcune scelte obbligate: la lettura a distanza e, più in generale, la lettura a video, riducono di molto la leggibilità delle lettere. In questo caso, quindi, è necessario usare font adeguati ed essenziali, ovvero quelli del secondo tipo. Ottimi quindi l’Arial e il Verdana, pessimi il Times new Roman e tutti i caratteri con “grazie”. In particolare l’Arial, essendo più stretto, permette la presenza di testi più lunghi, mentre il Verdana dovrebbe essere riservato per le presentazioni che usano poche frasi ad effetto e che non hanno blocchi di testo di una certa consistenza. Curiosa, in tempi di spending review, la storia dello studente americano di 14 anni, Suvir Mirchandani, che nel 2011 ha scoperto che cambiando il carattere di stampa sui documenti ufficiali il governo Usa avrebbe potuto ottenere risparmi nell'ordine dei 370 milioni di dollari l'anno. Risparmio ottenuto passando dal font Times New Roman al Garamond. 
Questo, infatti, inventato nel 1530 da Claude Garamont e caratterizzata da tratti più sottili rispetto agli altri caratteri, è stata eletta la font più efficiente dal punto di vista dei consumi perchè richiede meno inchiostro in fase di stampa. Il governo Usa come del resto il nostro più modesto PCT sono focalizzati sul passaggio dalla carta al Web, e quindi sull'opportunità di ridurre le attività di stampa, peraltro già effettuate, almeno si spera, su carta riciclata. Ad ogni modo, qualche stampa in bozza od in copia cortesia, ci tocca, quindi, che sia stile o risparmio carta e toner: fate la vostra scelta!

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