Ancora
una volta il Presidente del Consiglio, al solo scopo di farci vedere che lui
lavora fino a tardi e di sabato per curare l'Italia, sbuca dal film del sabato
sera alle 23.25 per comunicare nuove misure restrittive. Ritarda però, la
domenica ad emettere il provvedimento, lasciandoci tutti nel caos e
preoccupazione. L’impasto di autoritarismo e spossatezza che emana da una esibizione così infelice non deve
rallegrare nessuno. Tantomeno questo atteggiamento da leader solo al
comando che richiama più un Beppe Grillo epuratore che una figura di
riferimento.
Adotta
decreti come gli editti dell'antica Roma a carico di un soggetto o dell'altro
in maniera indistinta, disorganizzata che trasmette al popolo italiano timore,
ansia ed insicurezza.
Detti
decreti stanno progressivamente restringendo le nostre libertà ed i nostri
diritti, violando posizioni giuridiche di rango costituzionale, prima fra
tutte, la libertà di riunione e la libertà di movimento. Le misure imposte da questi decreti
vengono spesso inasprite o comunque specificate da ulteriori ordinanze adottate
dalle autorità locali, preoccupate di salvaguardare la propria comunità. La straordinarietà
del caso è tale da
imporre la necessità di dettare
con urgenza una disciplina
immediatamente esecutiva proprio perchè urgente, ma deve rispondere a
determinati requisiti. Si postula, quindi, un’intrinseca coerenza delle norme
contenute in un decreto-legge
dal punto di vista oggettivo e materiale
ovvero funzionale e finalistico. E' d'obbligo l’inserimento
di norme eterogenee rispetto
all’oggetto o alla finalità
del decreto in modo da renderlo omogeneo,
immediatamente intellegibile anche e soprattutto rispetto al destinatario che
deve essere messo nella condizione di comprendere la disposizione
per non mettersi involontariamente al di fuori della stessa per oscurità della
norma. Serve impedire che
l’ente sovrano degeneri nel
Leviatano dell’antico testamento.
Quanto
alle ordinanze emesse dai vari sindaci l’art. 50, 5° comma del T.U.E.L. prevede che «in caso die emergenze sanitarie o di igiene pubblica a
carattere esclusivamente locale le
ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal Sindaco, quale
rappresentante della comunità locale»
In base al comma successivo «in caso
di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni Sindaco adotta le misure necessarie fino a quando non
intervengano i soggetti competenti».
Guardando all’attuazione non sono disponibili dati statistici ma solo esempi disomogenei che sembrano indicare un
uso sporadico di questo potere in
situazioni variegate tra le altre in materia ambientale e di rifiuti e per lo sgombero dei nomadi.
Rimane
il fatto, che nella giornata di «Oggi NON ho visto lo spirito del mondo seduto a cavallo, che lo domina e losormonta». La disanima del
potere necessitato di ordinanza, la sua ipertrofia e la degenerazione normativa ed attuativa che
oggi osserviamo, dimostrano come l’invocazione dell’emergenza ha un efficace potere
mistico: di fronte all’emergenza
negli individui – sulla base di codici di comportamento evolutivi –prevale il bisogno di rafforzare il vincolo sociale mentre vengono
inibite le spinte individualistiche
e libertarie. Quando
la polis è in pericolo il demos
invoca il sacrificio per esorcizzare la paura, offre la propria libertà per sopravvivere. In questo drammatico contesto colui che discute è irresponsabile, colui che critica
è empio, colui che contesta è nemico:
perché non partecipa alla salvazione della patria, perché si dissocia nel momento della difficoltà, perché nega la
solidarietà, perché non vede la verità
collettiva. L’abuso degli istituti emergenziali è
storicamente endemico e, come
un virus che incessantemente infetta il sistema delle competenze, manifesta una vitalità ostinata, pronto a risorgere non appena gli
anticorpi allentano la morsa